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Politiche Giovanili

Vince il migliore?

Sempre più spesso sentiamo parlare dei cosiddetti episodi di “bullismo” o “baby-gang”, in maniera più generica descritti come il risultato di un diffuso disagio che interessa i ragazzi con età prossima o di poco superiore ai quattordici anni.

Il fenomeno è in evoluzione, amplificato come sempre dai social media i quali, com’è noto, giungono senza filtri alla portata di chiunque oggi disponga di un collegamento alla rete…in effetti la quasi totalità della popolazione.

Addirittura, vengono coniati termini nel tentativo di studiare i protagonisti di queste vicende; ad esempio, i maranza, derivato da tamarro o coatto. A tal riguardo, qualcosa in più lo apprendiamo sempre dalla rete (ahinoi), ove questa categoria di giovani viene definita molto sinteticamente come composta da bulletti provenienti dalla periferia, con destinazione i centri urbani di riferimento. Questi ragazzi, aggiungiamo noi, una volta giunti appunto in centro città, sono individuali poiché mostrano look particolari, tendono a manifestare atteggiamenti improntati alla prepotenza (spesso verso coetanei), e sono propensi alla commissione di crimini di minore entità, variamente fastidiosi, sicuramente lesivi del decoro e della vivibilità urbana.

Sommariamente descritto il fenomeno complessivo, il quesito è cosa possiamo fare per contrastare questa tendenza? Un genitore, un insegnante, una figura adulta che comunque sia chiamata ad approcciarsi con questi ragazzi nel tentativo di prospettare loro un modello di riferimento più consono a canoni comportamentali orientati al rispetto delle regole e del prossimo, su quali strumenti può contare?

Verrebbe da rispondere a questa insidiosa domanda con il classico richiamo all’esempio, ma forse qualche riflessione in più si potrebbe offrirla. Può aver senso parlare di seduzione e competizione?

Dunque, quale comportamento risulta più seduttivo tra la frequentazione di una discoteca, con tanto di belle ragazze (rectius ragazzine) e consumo di ogni genere di sostanza (!) e la partecipazione a un incontro culturale, magari in qualche noiosa biblioteca? Come potrà mai vincere una soporifera sala lettura, rispetto a una frizzante serata di sballo?

Ancora, chi risulterà vincente tra il discorso di un genitore (ammesso che abbia il tempo necessario per affrontarlo) o gli insegnamenti di un docente, rispetto ad una libera chiacchierata con un coetaneo, magari su questioni attinenti al tale videogioco, l’ultima delle applicazioni per i telefonini per chissà quale finalità o addirittura i primi approcci verso la sessualità?

La risposta è chiara, sarà senz’altro l’opzione più divertente, più accattivante, più seducente ad avere la meglio. Il terreno sul quale si svolgerà l’immediato confronto, sarà la seduzione, una vera e propria competizione.

Il ragazzo, naturalmente, ma molti di noi in realtà, seguirà il comportamento più seducente, più affascinante, più stimolante, in una competizione che avrà la durata di pochi millisecondi, soprattutto si svolgerà in maniera spesso occulta agli interessati e durante tutto l’arco della giornata, in maniera spietata.

Questo è il tema portante della breve riflessione: essere seducenti, conquistare, vincere una competizione con pochissime regole, con soggetti ad armi impari; riuscire ad attrarre il ragazzo, magari distratto, portandolo a trovare affascinante (quindi a seguirla) una opzione che, invece, potrebbe risultare povera di stimoli se non adeguatamente veicolata. Portare a casa l’obiettivo!

Non è semplice, ma sapere e ricordarsi di vivere in una diuturna competizione, forse potrebbe aiutare a portare a casa l’obiettivo!