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Politiche Giovanili

Smartphone e ragazzi

L’eccessivo utilizzo può portare a depressione e stress, lo dice una ricerca di Italian Tech

Davanti alla scuola elementare c’è un gruppetto di quattro bimbi, hanno tra i sei e i nove anni, tre di loro hanno lo sguardo basso e tra le mani uno smartphone. Il cellulare per navigare, chattare, condividere foto, guardare video, spiare i social o leggere arriva sempre prima. I175% degli under 9 lo usa abitualmente,  talvolta con i genitori accanto che ammettono di concederlo come premio se i figli sono agitati o arrabbiati. Dai dieci anni in su lo hanno praticamente tutti (96%). È la fase in cui mamme e papà raccontano di aver stipulato patti sui tempi, gli orari e i momenti nei quali i bambini possono usarlo con il parental control per limitare app e siti. Un terzo dei ragazzini delle medie, però, naviga già in totale autonomia, lontano dai genitori, ben prima dell’adolescenza.

Eppure quegli stessi genitori dicono che sì, i giovani passano troppo tempo davanti allo smartphone, l’abuso non è una favola per quanto nera: esiste ed è riconosciuto da tutte le generazioni. A cominciare dagli adulti che anzi sostengono pure che ragazzi e ragazzini non sono affatto consapevoli dei danni che l’attaccamento perenne al cellulare provoca loro. Conseguenze che vanno dall’alienazione alle difficoltà a socializzare, empatizzare ed esprimersi, dalla scarsa autostima all’irascibilità, dalla depressione all’ansia e allo stress.

Questa e altro rivela una ricerca condotta da Swg per Italian Tech, l’hub del gruppo Gedi, e Telefono Azzurro, che sarà presentata oggi alla Camera in occasione dell’Internet Safer Day, la giornata mondiale per la sicurezza in rete. L’occasione è un grande convegno che ha l’obiettivo di creare (e chiedere al governo di far sua) un’agenda digitale per l’infanzia e l’adolescenza con tre priorità: una verifica dell’età che funzioni davvero, l’impossibilità per i minori di sottoscrivere contratti gratuiti con cui barattare dati personali con giochi e servizi digitali, l’obbligo di un pulsante “salva bambini” su tutte le piattaforme per contattare il numero di emergenza del Telefono azzurro in caso di necessità.

Perché se è vero che il magico mondo degli smartphone è pieno di luci — 3 italiani su 5, e ancora più quelli tra la Generazione Zeta, lo considerano lo strumento che ha migliorato la vita, dall’accesso alle informazioni agli spostamenti, dallo shopping ai servizi pubblici, dall’intrattenimento al lavoro e alla formazione — ci pensano le ombre a offuscarne la visione. Lo smartphone si usa moltissimo per noia, quando non si sa cosa fare, per imbarazzo, come scudo sociale, per estraniarsi pure quando si è in compagnia. La nomofobia, ovvero il timore di restare sconnessi, spaventa molto o abbastanza tutti gli under 40, anche se i boomer non possono dirsi immuni, soprattutto nelle grandi città e tra i lavoratori. Ma alla domanda se lo smartphone possa considerarsi per i ragazzi «come la cocaina», paragone contenuto in uno studio del Senato e ripreso dal ministero dell’Istruzione e del Merito, l’85% risponde che è un errore pensare che sia solo un problema dei giovani. Per due terzi andrebbe ridimensionato e i ragazzi trattati con più rispetto. E per la metà, forse, dietro quelle parole c’è la paura di un futuro che gli adulti non capiscono.

Fonte Repubblica